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EDITORIALE - C'è crisi. A Jesolo c'è sempre meno richiesta. Molti stanno abbandonando la località. Si è sentito affermare in maniera categorica che è impensabile la costruzione di ulteriori complessi alberghieri od extra alberghieri. L'attuale ricettività di Jesolo è più che sufficiente, perchè l'arenile non puo' ospitare oltre il numero concesso, anche per garantire un certo equilibrio alle aziende esistenti per gli anni a venire. Vorremmo, se possibile, iniziare un piccolo ragionamento su questo tema. Se non fossero sorti, tanti e tali alberghi vent'anni fa. Se non fossero sorti nè bar, nè condomini, nè negozi e coloro i quali rappresentavano allora le aziende esistenti non ne avessero permesso la costruzione, cosa sarebbe di Jesolo oggi? Ed inoltre... (segue pagine interne)

IL TERRITORIO ABBANDONATO: ...Non c'è disastro o calamità naturale infatti che possano essere relegati nella dimensione biblica della fatalità, senza chiamare in causa le responsabilità o quantomeno le corresponsabilità dell'uomo, l'uomo di governo e l'uomo della strada, il potente e il cittadino comune. Vittime, feriti e dispersi; frane, smottamenti e alluvioni; danni e rovine non sono altro che il triste risultato del combinato disposto tra la furia degli elementi e l'inerzia o l'incuria degli esseri umani. Tutto è, fuorché emergenza: cioè eventualità imprevista e imprevedibile, caso fortuito, accidente della storia... Giovanni Valentini - la Repubblica - 3 marzo 2011

giovedì 11 settembre 2014

Confcommercio, "Estate nera, colpa della pioggia" Enti ed istituzioni, poche idee, ma confuse

Cominciano le analisi sulla stagione: 

se è colpa della pioggia speriamo non piova più

Turismo veneto: persi 300 milioni e 6000 posti di lavoro





di Gabriele Colautti 
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   Non bastassero viabilità, trasporti, infrastrutture che sono così e così. Non bastasse una visione ambientale del comparto turismo, parecchio miope. Non bastassero  enti, classe politica e dirigenziale che faticano a coordinarsi ed a raccapezzarsi già dagli anni 70, ora, dicono, ci si è pure messa la pioggia a fare da scusante e giustificativo.
   Ma questa del maltempo è una visione distorta della situazione. Vi prego! Non ditetemi che le speranze del Triveneto riguardanti l'industria delle vacanze si affidano ad un po' di "borin" che spazzi via le nuvole, oppure si affidi agli anticicloni africani che facciano bollire la nostra aria. Di per
se, in un realtà organizzata, con strutture ed idee alternative ai bagni di sole di mare, lago o montagna che siano, avrebbe dovuto bloccare la crisi, sempre pensando al milione di presenze di vacanzieri in più rispetto al 2013 che se ne vanno a spasso per il Mediterraneo. L'incapacità di attrarre un così imponente quantitativo di clienti è segnale di degrado intellettuale, prima ancora che politico. I musei si possono visitare anche con la pioggia, sempre non abbiano gli stessi tetti delle scuole. Opere teatrali e concerti, eventi non devono necessariamente essere programmati all'aperto, naturalmente con l'eccezione dei fuochi d'artificio di ferragosto. I prezzi sono salatissimi e, fatte salve le perle come il Lido di Venezia e Cortina d'Ampezzo che necessitano di innalzare la loro offerta di lusso, si tratta di un ostacolo allo sviluppo. La necessità di una fiscalizzazione che permetta dei prezzi accessibili e cosa detta e ridetta, ma probabilmente è tema troppo complesso per qualche cervello in rottamazione o per qualche "cervelletto" rampante. Tutto sembra stato fatto per ostacolare l'arrivo di villeggianti. Scientificamente si è messa in opera una destrutturazione di un'industria eccezionale, un incoming che vale le più importanti industrie del Made in Italy. Diciamo scientificamente perchè sospettiamo che l'incompetenza non sia sufficiente a produrre danni sociali ed economici di questa portata. Ferrari, Tod's, Dolce e Gabbana rimbalzano nei media di tutto il mondo, ma della fabbrica veneta delle vacanze non se ne parla, non se ne discute, non se ne considerano prospettive e possibilità ed intanto nell'ultimo mezzo secolo, abbiamo perso il turismo inglese e scandinavo. Ci immaginano tutti come bagnini, maestri di sci e contadini che i fa el vin, dimenticando che nell'industria turistica del triveneto ci sono professionalità di assoluta eccellenza in tutti i settori,  dal Collio a Valdobbiadene, da Lavis a Venezia, da Trieste alla Carnia. professionalità coltivate nella tradizione e nell'esperienza. Camerieri, direttori d'albergo, manager, viticoltori, artigiani, imprenditori... suvvia, siamo o non siamo il Nordest di Giorgio lago? Sembrerebbe di no, nel dare un'occhiata ai bilanci, ancora provvisori di una stagione implosa nell'incapacità di previsione e reazione...

Estate senza sole in Veneto, 265 milioni in meno di fatturato titola oggi il Corriere del Veneto:
Un ridimensionamento dei fatturati attorno ai 265 milioni di euro (-9,8% rispetto al 2013) e una perdita stimata sul piano occupazionale di circa seimila posti di lavoro: sono gli effetti del maltempo sull’andamento della stagione estiva. A dirlo una analisi del centro studi di Confcommercio Veneto, in accordo con Confturismo Veneto. Una analisi che punta il dito anche contro siti meteo che avrebbero fornito previsioni errate, aggravando così una situazione compromessa da quella che è stata definita «una estate pazza».

...Così si può anche dare la colpa ai metereologi, mica a chi del turismo è responsabile. Per decenni il balletto sulle competenze è stato devastante.  Ministero del Turismo che va e viene: con portafoglio, senza portafoglio, con deleghe ad altri ministeri per poi scomparire. Il turismo alle Regioni con il risultato che le Atp sono delegate alla promozione, ma non hanno schei. Gli schei li hanno i Comuni (tassa di soggiorno), ma non li possono spendere per la promozione perchè è competenza della Regione. Ma a parte la promozione che è terra di nessuno, la programmazione a chi spetta? Mistero misterioso. Che programmazione sarebbe? Il turismo è in mano ad inutili, figli di incompetenti...
E' pur vero che siamo in era di globalizzazione, ma la sublime idea dei comprensori turistici (ad esempio Jesolo- Eraclea) è una decisione destabilizzante. Omogeneizzare due siti turistici, per vicinanza, tralasciandone i tratti caratterizzanti è impedire lo sviluppo.  Le parole ed i numeri hanno significati importantissimi.  Statistiche di arrivi e presenze inquinate dalla visione del comprensorio sono fuorvianti, impediscono una corretta lettura del fenomeno, ne ostacolano quindi la possibilità di interventi correttivi, non sul tempo, argomento da vecchiette all'ora del the,  ma su strutture ed infrastrutture.

L'importanza della fabbrica della vacanze in Veneto (dati 2012)
Il turismo ha generato in Veneto un fatturato di 11 miliardi di euro e rappresenta l’8,2 per cento del PIL regionale, il 13 per cento dei consumi interni e mezzo milione di unità di lavoro. Si tratta di un fatturato che vale tre volte e mezzo quello dell’agricoltura, tre volte e mezzo quello dell’alimentare, tre volte il fatturato del tessile e abbigliamento, il 54 per cento dell’intero fatturato regionale del commercio. In termini di occupazione, il turismo dà lavoro in Veneto al 15 per cento sul totale degli occupati e copre il 10,5 per cento di tutti gli addetti al turismo d’Italia. Va anche sottolineata la trasversalità del turismo rispetto all’economia veneta, dove il PIL turistico è dato da una molteplicità di settori, non dai soli alberghi e ristoranti. Questi ultimi, anzi, rappresentano «solo» il 30 per cento del PIL turistico, dove il commercio incide per il 17,1 per cento, la locazione di fabbricati il 15,3 per cento, l’agroalimentare il 9,5 per cento, l’artigianato il 7,7 per cento, le attività culturali e ricreative il 6,7 per cento, i trasporti il 6,5 per cento (Fonte Mattino di Padova 13 febbraio 2013)



Confcommercio Veneto ha mantenuto l’impegno: l’indagine sugli effetti del maltempo sull’andamento della stagione estiva annunciata a metà agosto ha prodotto dati e considerazioni che oggi la Confederazione, attraverso il suo Centro Studi e in accordo con Confturismo Veneto, presenta alla stampa.
L’obiettivo è capire quali siano stati le zone e i settori maggiormente colpiti, quantificare i minori introiti causati dal calo delle presenze, motivare e condividere con istituzioni e imprese piano di rilancio del settore che consenta di attenuare i danni più diretti e di ritrovare un’adeguata competitività aziendale per affrontare le sfide future del turismo.
“Abbiamo preso in esame non solo le strutture ricettive - spiega il Centro Studi di Confcommercio Veneto - ma anche quelle della ristorazione, del commercio (dagli alimentari , ai negozi di abbigliamento e calzature,  di articoli sportivi, all’ambulantato), secondo  una visione più vicina alla realtà dei consumi turistici”.

L’estate pazza di quest’anno, pesantemente complici, con previsioni errate fino a metà stagione, certi siti meteo, ha sacrificato nel turismo allargato (che comprende commercio e divertimento) 6mila posti di lavoro e haridimensionato i fatturati di 265 milioni di euro, pari a circa il 9,8% del presumibile fatturato complessivo della stagione estiva 2013, e diminuito del 2,5% il contributo alla formazione del PIL regionale. Una perdita che non ha precedenti dal dopoguerra a oggi. Risultato: qualche impresa chiuderà definitivamente, molte incontreranno difficoltà ad onorare i debiti, tutte probabilmente rinvieranno gli investimenti.

La pioggia ha drasticamente ridotto i ricavi: 120 milioni di euro persi nel commercio, oltre 48 milioni nel variegato mondo dei pubblici esercizi (‘ristorazione’). Una perdita che, in rapporto all’intero fatturato del settore, tra giugno e agosto raggiunge quasi il - 9,5%.
Il settore ricettivo invece (hotel e strutture all’aria aperta), pur evidenziano anch’esso perdite di fatturato, sembra aver sofferto nel complesso meno di tutti: -5,8% il peso delle perdite sul fatturato complessivo del trimestre, a opera soprattutto della quasi totale scomparsa delle prenotazioni last minute. L’intrattenimento, stabilimenti balneari compresi (che hanno avuto punte di mancati incassi di oltre il 50%), ha visto scendere gli introiti di 46 milioni di euro, perdendo almeno il 10% del proprio fatturato di stagione.      
Le province. Se guardiamo ai territori, le provincie che hanno perso di più in assoluto sono quelle di Venezia e Verona (210 milioni la perdita complessiva di fatturato), ma nel raffronto territoriale la ‘maglia nera’ spetta alla montagna (la provincia di Belluno perde il 18,4%).  
Le perdite di Venezia sono da attribuirsi per il 62% al turismo costiero e per il 38% al capoluogo e all’entroterra.
Verona e provincia sono mancati oltre 94 milioni di euro (il 35% delle perdite complessive regionali), concentrati perlopiù sulle rive del Garda.
Belluno ha perso quasi 24 milioni di euro quasi totalmente ascrivibili alla débacle della montagna.
La quarta provincia con il bilancio turistico in rosso è quella di Rovigo, con quasi 14 milioni in meno di euro, pari al 18% rispetto all’estate 2013.
A una certa distanza nella graduatoria dei fatturati perduti c’è Padova, con oltre 8 milioni di euro di ridimensionamento dei fatturati ma con l’incidenza percentuale complessiva sui ricavi della scorsa stagione più modesta di tutte (-6%).
A seguire Vicenza che, con pure 5 milioni e mezzo di euro in meno di fatturato, accusa un ridimensionamento dello stesso quasi pari all’11% legato perlopiù alla montagna e alle terme (queste ultime registrano oltre il 30% di perdita di fatturato).
Chiude la ‘classifica’ la provincia di Treviso: quasi 3 milioni di perdita (l’8,5% del fatturato estivo 2013), concentrata soprattutto nella Pedemontana e nella ristorazione dell’intera provincia.

I comprensori. Nel raffronto con lo stesso periodo del 2013, come abbiamo visto è la montagna a perdere più fatturati (-20,7%), seguita dal lago (-15,9%) e dal mare (-10,6%).    
È andata meno peggio alle terme (grazie a quelle situate nel Padovano), che registrano complessivamente un -8,3% sul fatturato del 2013) e nelle città d’arte (che hanno contenuto le perdite al 5%).
 “Ciò che è avvenuto quest’estate - dichiara il presidente di Confcommercio Veneto Massimo Zanon - si inserisce in una crisi pesante che dura ormai da 7 anni e rischia, secondo i dati del nostro Centro Studi, di frenare il PIL regionale di almeno 0,18 punti percentuali. Pensiamo che in prospettiva il settore del turismo allargato debba poter contare su una serie di dilazioni di impegni finanziari, senza aggravi di interessi; su alcune fiscalità di vantaggio locali e, successivamente, su una legislazione capace di spingere le imprese verso la crescita per mantenere e possibilmente migliorare gli attuali livelli competitivi”.
“Il maltempo è entrato a gamba tesa in una crisi pesante che frena le imprese sul fronte degli investimenti e le costringe a raschiare il fondo per poter pagare imposte e tributi sempre più alti. Il rischio più grande che si potrebbe correre - sottolinea il presidente di Confturismo VenetoMarco Michielli - sarebbe quello di frenare lo sviluppo della competitività del turismo veneto, che oggi rappresenta ancora la punta di diamante del turismo italiano, e che rischia di vedere ridimensionato il suo ruolo, nonostante i notevolissimi tesori ambientali, paesaggistici e culturali di cui dispone”.  
Confcommercio Veneto e Confturismo Veneto chiedono un forte intervento pubblico in grado di disegnare un sistema  di interventi “misto” tra assistenza a fondo perduto e in conto interessi  e maggiormente orientato verso quelle aree  e quelle tipologie di impresa che più hanno sofferto in estate.
In particolare propongono, nel breve periodo: la sospensione e il differimento generalizzato dei termini di pagamento di imposte, tasse, contributi (anche sul lavoro) e tariffe (energia elettrica, acqua, gas, ma  anche premi assicurativi, mutui); lo sblocco immediato dei pagamenti pubblici per “debiti commerciali e produttivi” verso le imprese più direttamente colpite, anche in deroga del patto di stabilità; la riduzione delle stime degli studi di settore (sino a eventualmente sospenderne l’applicazione durante il trimestre estivo), attraverso il monitoraggio dello specifico “Osservatorio Regionale”. Nel medio periodo: finanziamenti agevolati che assicurino la liquidità necessaria per l’acquisto di beni strumentali a tasso zero e loro detassazione; l’introduzione di una fiscalità di vantaggio per area ( dalla tassa sul suolo pubblico, all’ammontare del canone demaniale, ecc.). Nel lungo periodo: un approccio meno generalista, dedicato e ‘generoso’, a turismo e commercio, della legislazione regionale che utilizza gli strumenti dei Fondi di Rotazione (Veneto Sviluppo); sviluppo di Fondi “misti” per concessioni di contributi a fondo perduto e in conto interessi ( a tasso agevolato), finalizzazione esplicita dei decreti regionali per l’utilizzo dei Fondi Europei.
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