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EDITORIALE - C'è crisi. A Jesolo c'è sempre meno richiesta. Molti stanno abbandonando la località. Si è sentito affermare in maniera categorica che è impensabile la costruzione di ulteriori complessi alberghieri od extra alberghieri. L'attuale ricettività di Jesolo è più che sufficiente, perchè l'arenile non puo' ospitare oltre il numero concesso, anche per garantire un certo equilibrio alle aziende esistenti per gli anni a venire. Vorremmo, se possibile, iniziare un piccolo ragionamento su questo tema. Se non fossero sorti, tanti e tali alberghi vent'anni fa. Se non fossero sorti nè bar, nè condomini, nè negozi e coloro i quali rappresentavano allora le aziende esistenti non ne avessero permesso la costruzione, cosa sarebbe di Jesolo oggi? Ed inoltre... (segue pagine interne)

IL TERRITORIO ABBANDONATO: ...Non c'è disastro o calamità naturale infatti che possano essere relegati nella dimensione biblica della fatalità, senza chiamare in causa le responsabilità o quantomeno le corresponsabilità dell'uomo, l'uomo di governo e l'uomo della strada, il potente e il cittadino comune. Vittime, feriti e dispersi; frane, smottamenti e alluvioni; danni e rovine non sono altro che il triste risultato del combinato disposto tra la furia degli elementi e l'inerzia o l'incuria degli esseri umani. Tutto è, fuorché emergenza: cioè eventualità imprevista e imprevedibile, caso fortuito, accidente della storia... Giovanni Valentini - la Repubblica - 3 marzo 2011

venerdì 5 settembre 2014

Le rotte della contraffazione in Italia

Come riconoscere i prodotti contraffatti

Borse, sigarette, abbigliamento e smartphone: la contraffazione non sembra avere limiti. Nemmeno i prodotti più sofisticati come quelli tecnologici riescono a scampare alle mani dei falsari che, con molta perizia, riescono a riprodurre oggetti di marca da rivendere a prezzi molto più bassi. Ma scampare alla truffa del falso non è impossibile, basta fare attenzione a questi particolari.
LE VERE BORSE DI PRADA
Innanzitutto osservate bene il marchio: il logo deve essere impresso su un triangolo rovesciato. Nel nome "Prada" la seconda gambetta della lettera "a" deve essere più grande della prima. Inoltre ogni parte metallica ha il logo inciso sopra. Controllate che sia presente il certificato di garanzia e che la borsa sia Made in Italy: farà fede il marchio all'interno del prodotto. La fodera interna della borsa è marchiata con la scritta riportata in orizzontale. Infine, ogni borsa ha un numero di serie.



Se il mercato della moda e dell’abbigliamento sembra soffrire sempre di più la stagnazione economica, nonostante l’annuncio periodico dell’avvenuta fine della crisi e le conseguenti smentite dei freddi dati delle statistiche, quello che non soffre affatto è ilmercato nero della contraffazione in Italia. Stando alle ultime inchieste, il giro di affari è ingente e si ramifica tra l’Europa e l’Asia, con nuove rotte sempre più difficili da controllare.

Le merci contraffatte restano principalmente capi di abbigliamento e pelletteria di lusso, con copie carbone perfette di scarpe Hogan, Nike e Adidas, borse Louis Vuitton e Gucci e abiti dei più celebri marchi del Made in Italy d’alto livello. L’hub principale della contraffazione resta tristementeNapoli, con l’organizzazione affidata ai clan camorristici che si occupano di smistare le committenze in laboratori clandestini disseminati in tutta la provincia napoletana, tra le pendici del Vesuvio e l’hinterland. La camorra lo chiama “il quadrilatero d’oro”, sbeffeggiando Milano e le sue vetrine: gli investigatori della Guardia di Finanza lo hanno individuato nei comuni di San Sebastiano, Terzigno, San Giuseppe e Somma Vesuviana, dove si collocano le principali aziende invisibili al fisco e si produce in nero la merce contraffatta. Altrettanto importante resta la provincia di Caserta, dove i boss della camorra si affidano a piazzisti e imprenditori locali per gestire la produzione e i traffici, come rileva un'inchiesta de L'Espresso.

Dalla Campania parte lo smistamento verso il resto d’Italia, che d'estate si concentra verso le spiagge delle riviere del Belpaese. In una delle ultime inchieste è stato evidenziato come la rotta Napoli-Palermo sia una delle più privilegiate per lo smistamento che coinvolge immigrati senegalesi e padroni cinesi. Ma se l’Italia ha un ruolo produttivo e logistico ingente, non va dimenticato l’estero.

È infatti l’Asia il punto di partenza di molto del lavoro contraffatto, specialmente per il mondo del tessile. Sono principalmente cinesi coloro che gestiscono gli appalti della criminalità organizzata, ma le materie prime per la contraffazione arrivano dalla Turchia (denim e gomma per scarpe da ginnastica), dalla Cina, dal Bangladesh (specializzato in cotone e t-shirt), ovvero da dove le aziende italiane tendono a delocalizzare per risparmiare sui costi di produzione. Spesso è lo stesso surplus produttivo ad essere ripreso e immesso sul mercato illegale pur di non perderlo del tutto; nelle indagini delle Fiamme Gialle è emerso anche che molti dei roghi della Terra dei Fuochi siano stati generati per distruggere eccessi di produzione sgraditi e far sparire merce contraffatta troppo pericolosa.

E sempre in Cina vengono stabilite le rotte delle navi cargo che raggiungeranno i porti italiani ed europei. Le direzioni sono due: dal Sudamerica verso Paesi Bassi e Spagna (anche grazie all’appoggio del porto franco di Ceuta, possedimento spagnolo in Marocco), oppure dalla Turchia verso la Grecia, la Polonia e la Bulgaria, con approdo finale sempre in Italia. A stabilire le nuove rotte sono stati i controlli inaspriti nei porti italiani: se prima gli eletti erano Napoli, Gioia Tauro in Calabria e Genova, adesso si lavora su Rotterdam, il Pireo e i vari appoggi dei porti spagnoli, tra Atlantico e Mediterraneo.

Da Arianna Galati | Yahoo Finanza – lun 1 set 2014 13:11 CEST



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