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EDITORIALE - C'è crisi. A Jesolo c'è sempre meno richiesta. Molti stanno abbandonando la località. Si è sentito affermare in maniera categorica che è impensabile la costruzione di ulteriori complessi alberghieri od extra alberghieri. L'attuale ricettività di Jesolo è più che sufficiente, perchè l'arenile non puo' ospitare oltre il numero concesso, anche per garantire un certo equilibrio alle aziende esistenti per gli anni a venire. Vorremmo, se possibile, iniziare un piccolo ragionamento su questo tema. Se non fossero sorti, tanti e tali alberghi vent'anni fa. Se non fossero sorti nè bar, nè condomini, nè negozi e coloro i quali rappresentavano allora le aziende esistenti non ne avessero permesso la costruzione, cosa sarebbe di Jesolo oggi? Ed inoltre... (segue pagine interne)

IL TERRITORIO ABBANDONATO: ...Non c'è disastro o calamità naturale infatti che possano essere relegati nella dimensione biblica della fatalità, senza chiamare in causa le responsabilità o quantomeno le corresponsabilità dell'uomo, l'uomo di governo e l'uomo della strada, il potente e il cittadino comune. Vittime, feriti e dispersi; frane, smottamenti e alluvioni; danni e rovine non sono altro che il triste risultato del combinato disposto tra la furia degli elementi e l'inerzia o l'incuria degli esseri umani. Tutto è, fuorché emergenza: cioè eventualità imprevista e imprevedibile, caso fortuito, accidente della storia... Giovanni Valentini - la Repubblica - 3 marzo 2011

lunedì 29 settembre 2014

Il piano per l'ospedale di Jesolo. In affitto ai privati per tre anni. La finanza creativa.

L' Ospedale di Jesolo perde 10 milioni all'anno. La soluzione, secondo Carlo Bramezza, il direttore della Ulss,  sarebbe quella di affittarlo ai privati per tre anni al termine dei quali potrebbero, se soddisfatti della loro stessa gestione anche comperarne un ramo d'azienda in quota naturalmente maggioritaria. Se non soddisfatti i privati restituirebbero l'Ospedale (Polo riabilitativo con Pronto soccorso in grado di guadagnare 700mila euro),  oppure se moderatamente soddisfatti potrebbero anche decidere per una fase intermedia (prolungarse l'affitto).
  Secondo quanto riporta Giovanni Cagnassi, in la Nuova Venezia "La previsione è di una società mista di capitali con socio gestionale e finanziario privato. Il percorso prevede l’invio alla Regione delle linee di
Il Dott. Prof. Guido Tersilli
primario della Clinica Villa Celeste
convenzionato con la Mutua
indirizzo, poi l’Asl elaborerà il progetto contenente eventuali osservazioni e correttivi forniti dalla Regione che includerebbero anche osservazioni del Comune. L’Asl presenterà il progetto aggiornato alla Regione che dovrà approvarlo in giunta e in Consiglio regionale. Infine verrà indetto il bando per la scelta del privato che gestirà l’ospedale insieme al pubblico"  Tradotto in soldoni:  l'Asl propone, la Regione opina e l'Asl finalmente si impegna ad elaborare un progetto anche, bontà loro, tenendo conto delle "eventuali" osservazioni. . Ed il Comune di Jesolo potrà dare una sua opinione che potrebbe anche essere "eventualmente" recepita.

  Qualcosa, in questa operazione di "finanza creativa" ci ricorda l'esperienza Alitalia, quella che doveva restare in Italia, in mano alla cordata Colaninno, con le varie bad company abbandonate a se stesse, ed ora finita in mano a ricchi arabi. Se i trasporti sono cruciale snodo, la sanità è questione di vita o di morte. 
Il rischio che un pronto soccorso non sia in grado di assorbire le necessità di residenti, turisti ed i lavoratori stagionali è alto o quantomeno possibile. L' Ospedale oggi è in rosso di decine di milioni e quindi immaginiamo esista un piano finanziario che preveda un guadagno di 700mila euri. Difficile credere ad una cordata di privati guidata dal Mago Zurlì che assorbendo i contratti in essere dei dipendenti non potrà, a meno che non intervenga Renzi, licenziare e quindi assorbirne i costi. Facile credere invece alla chiusura dell'Ospedale che forse potrebbe anche ì'essere trasformato in una residenza extralusso per malati eccellenti.
   C'è poi una considerazione sul ritorno al vecchio progetto degli jesolani ricoverati a San Donà. Ad esempio: l'albergatore ha la moglie infortunata od ammalata, ricoverata a San Donà. A Jesolo non ci sono eliporti, nè una linea sotterranea di metropolitana che conduca a Noventa, è estate, supponiamo la prima settimana di agosto, ed il traffico non permette un'agevole Jesolo-San Donà in tempi accettabili. Allo sfortunato albergatore, o commerciante non restano che tre soluzioni 1) abbandonare la moglie al suo destino 2) chiudere temporaneamentel'attività 3) incaricare un amica, preferibilmente disoccupata, di andare a trovare sua moglie con giornali, merendine e bottigliette di acqua Lete.
   Nel frattempo una domanda: la massima autorità sanitaria è ancora il Sindaco? Ancora una domanda: la Asl si occupa anche di politica e di piani regolatori oltre che a gestire la sanità?

   Gabriele Colautti



L’ospedale di Jesolo perde dieci milioni all’anno

Il direttore dell’Asl 10 Bramezza presenta in Consiglio il progetto regionale «Polo riabilitativo e pronto soccorso con gestione mista privato-pubblico»

JESOLO. Ospedale pubblico-privato a Jesolo, il direttore generale Carlo Bramezza si è presentato in Consiglio comunale per presentare il piano della Regione. Oggi siamo di fronte a un ospedale che perde ogni anno circa dieci milioni di euro e l’obiettivo è creare un polo riabilitativo di eccellenza con pronto soccorso che abbia un attivo di 700 mila euro.
«Sono soddisfatto dell’incontro», commenta Bramezza, «mi pare che la maggioranza dei consiglieri abbia capito la bontà della nostra proposta, che mira a riqualificare il litorale di Jesolo, l’attività riabilitativa di questa azienda e il comparto turistico. Questo modello gestionale, tenendo conto dei modelli organizzativi e strutturali più efficienti, realizzati in Veneto e in altre regioni d’Italia, farà nascere un polo attrattivo, di eccellenza. Sono inoltre soddisfatto della scelta del sindaco di voler trattare questo tema anche in una riunione dei capigruppo».
La previsione è di una società mista di capitali con socio gestionale e finanziario privato. Il percorso prevede l’invio alla Regione delle linee di indirizzo, poi l’Asl elaborerà il progetto contenente eventuali osservazioni e correttivi forniti dalla Regione che includerebbero anche osservazioni del Comune. L’Asl presenterà il progetto aggiornato alla Regione che dovrà approvarlo in giunta e in Consiglio regionale. Infine verrà indetto il bando per la scelta del privato che gestirà l’ospedale insieme al pubblico.
Il progetto prevede l’affitto a una società mista del ramo d’azienda, costituito dall’insieme dei beni mobili e immobili, inclusi i rapporti contrattuali in essere, per tre anni. In caso di esito positivo... (leggi l'articolo di Giovanni Cagnassi la Nuova Venezia 27 settembre 2014)

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