Teatro dell'Opera di Roma |
Dario Franceschini approva: "E' un passaggio doloroso ma necessario per salvare l'Opera di Roma e ripartire". Stop and go, così si incrementa il valore aggiuntodella nazione. Da decenni ci sentiamo dire che non abbiamo carbone nè petrolio, ma il tesoro più grande: il paesaggio, la cultura, le città d'arte, i luoghi antichi, il sole, il mare. Troppa grazia, sant'Antonio, non ce la meritiamo, ma a dir la verità, non meritiamo neppure gente che amministra alla cazzo di cane l'immenso capitale ambientale, storico e culturale di cui sarebbe responsabile.
I licenziamenti decisi dal Cda dell'Opera di Roma rientrano in un piano strutturale per il consolidamento dei teatri delle città italiane o, forse, solo sono un modo per dimostrarci e dimostrare non solo all'opinione pubblica mondiale, ma anche ai più importanti tour operator che non siamo all'altezza di gestire le nostre risorse. Una prima conclusione è chiara: la città di Roma, l'Eterna, non puo' permettersi un teatro dell'Opera luccicante, splendente, allegro. Si invocano i passivi di bilancio, fingendo di ignorare che l'immagine va mantenuta ai livelli altissimi che le competono. Per un discorso prettamente finanziario allora dovremmo affidarci solamente ai concerti di Vasco o del Jova, ma si capisce bene che questo non potrà mai essere. Un Paese dev'essere in grado, ed ecco che i sacrifici potrebbero anche avere un senso, di mantenere le sue eccellenze per far sì che il livello di richiamo rimanga altissimo per i viaggiatori di tutto il mondo. Investire nella cultura, investire negli eventi, investire nella manutenzione delle nostre ricchezze sarebbe il modo migliore per valorizzare le nostre strutture ricettive.
Gli imprenditori investono, rinnovano, abbelliscono, perfezionano le loro strutture di anno in anno, ma le infrastrutture che appartengono al pubblico sono abbandonate a se stesse. Assistiamo al tentativo di fermare l'acqua davanti a Venezia, ma nella terraferma ed in tutto il nordest le strade ed in generale i trasporti sono impresentabili. Il miracolo del Nordest è stato quello di permettere a migliaia di piccole aziende, ma anche a grandissime di livello mondiale, quali la Benetton o la Diesel, di prosperare in una regione dove non c'è trasporto su binario (provate a prendere un treno da Oderzo, Asolo o da Montebelluna, caricarci merci e poi vedere come e quando arriva a Venezia), dove non c'è trasporto su gomma (qualcuno che ha provato sulla sua pelle la Pontebbana o la Conegliano- Bassano con camion, furgoni od anche auto deve pur testimoniare). L'Alitalia che abbandona Venezia e Verona, RyanAir che smette a Treviso.
Colosseo |
Un' ultimo appunto, tornando all'Opera di Roma: il pericolo è che tutti consigli di amministrazione dei teatri delle città italiane ne seguano l'esempio. Potremmo allora rinunciare ad un bel po' di eventi culturali in nome del pareggio di bilancio. Salvare gli enti e distruggere l'industria turistica, forse, con grande applicazione e costanza, ce la faranno.
Non dobbiamo comunque preoccuparci, c'è sempre Della Valle che si è impegnato con il Colosseo (quello che sta di fronte agli appartamenti di Scajola e di Lory Del Santo), almeno salveremo quello, tutto il resto è noia.